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Fonti del Radon
Come già accennato, il radon viene generato in continuazione
dagli elementi radioattivi presenti in tutti i costituenti della
crosta terrestre, in modo particolare nelle rocce di origine vulcanica
come le lave, le pozzolane, i tufi, il granito ed il porfido.
Le aree più a rischio sono in effetti quelle che presentano
formazioni geologiche originatesi da fenomeni di vulcanesimo,
frequenti soprattutto nelle aree collinose e montuose del Lazio,
della Lombardia, del Friuli e della Campania. In ogni caso si
possono ritrovare alte concentrazioni di radon anche in rocce
sedimentarie come le marne e i flysh. Il radon può presentarsi
ad elevati livelli in suoli calcarei posti al di sopra di rocce
di origine vulcanica perchè dalle numerose fenditure del
terreno può esalare in superficie l’aria contaminata
proveniente dalle rocce sottostanti.
Fonti minori di radiazioni possono anche essere i gas naturali
od il carbone utilizzati nelle varie attività di combustione.
Anche le acque sotterranee possono costituire una minaccia: pur
essendo la solubilità del radon nell’acqua estremamente
bassa, vi si discioglie e da questa viene veicolato in superficie;
successivamente, nel momento in cui queste acque vengono utilizzate
per usi domestici, si libera nell’aria e va a contaminare
gli ambienti interni. Questa sorgente di inquinamento è
comunque molto piccola dato che solitamente le acque prelevate
dalle fonti sotterranee vengono utilizzate dopo molti giorni,
quando la maggior parte del radon è oramai decaduta.
Un particolare inquinamento da radon si verifica soprattutto in
alcune zone del Lazio e della Campania a causa dell’utilizzo
di materiali da costruzione di origine vulcanica (per lo più
tufo): dai muri viene liberato del radon che va ad incrementare
la già elevata contaminazione all’interno degli edifici.
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Concentrazione
del radon a livello regionale.
Molti rilevamenti successivi hanno permesso
di individuare in modo più particolareggiato
varie aree a rischio presenti in Italia.
Purtroppo carenze sia tecniche che organizzative
non hanno permesso di effettuare una efficace mappatura
del rischio in tutte le province italiane. |
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