La formazione del Radon
Come è noto, tutte le sostanze radioattive sono instabili
e per questo motivo subiscono un processo detto di “decadimento”
che comporta la liberazione di particelle ed energia e la trasformazione
degli atomi iniziali in altri elementi. Il tempo necessario perché
la metà della massa di un elemento radioattivo decada viene
chiamato “tempo di dimezzamento”.
Anche il radon è un elemento radioattivo, ma a differenza
degli altri è gassoso e la sua pericolosità
sta proprio nel fatto che può anche diffondersi in ambienti
lontani dalla zona di produzione e qui accumularsi fino al raggiungimento
di concentrazioni che possono rivelarsi estremamente dannose.
In
natura esistono tre diversi isotopi dell’elemento radon:
il Radon 219 (Rn 219 detto anche Attinon) che deriva dal decadimento
radioattivo dell’Uranio 235; il Radon 220 (Rn 220 chiamato
anche Toron) che deriva dal decadimento del Torio 232; ed il Radon
222 (Rn 222) che deriva dall’Uranio 238. Quando si parla
di inquinamento da radon si fa riferimento quasi esclusivamente
proprio al Radon 222 per la sua maggiore diffusione in natura
e per il fatto che il tempo di decadimento degli altri isotopi
è notevolmente più breve: meno di 1 minuto contro
i 3,8 giorni del Radon 222.
Il
decadimento radioattivo dell’uranio 238 produce ben 13
prodotti radioattivi (vedi figura a lato) di questi i più
conosciuti sono il radio (Ra 226) ed il radon (Rn 222).
Dato che l’uranio è presente in tutti i suoli ed
in tutte le rocce (anche se in quantità variabile), praticamente
ogni terreno emana del radon. Il grado di emanazione non dipende
solamente dalla concentrazione dell’uranio, ma anche dalla
particolare struttura del terreno stesso. In effetti nel momento
in cui un atomo di radio decade per dare origine ad una particella
alfa e un atomo di radon, il radon che si forma subisce uno
spostamento nella direzione opposta della particella alfa (è
il cosiddetto movimento di rinculo). Se il radon si trova ad
una distanza molto prossima alla superficie del grano di minerale
in cui è presente (a circa 0,05 µm di distanza)
e se lo spostamento avviene proprio verso questa superficie
allora il radon verrà liberato dal materiale e sarà
emesso dalla roccia; in caso contrario rimarrà all’interno
per poi decadere in piombo. Tanto maggiori sono gli spazi interstiziali
presenti nei minerali e le fessurazioni delle rocce che compongono
il terreno tanto più radon verrà liberato nell’aria
del sottosuolo. Poi da qui il radon si libera all’aria
aperta.
Per
la maggior parte dei suoli, solamente una quantità che
va dal 10 al 50% del radon si libera dai grani di minerale e
penetra negli intestizi. Per questo in genere sono presenti
fra 200 e 2000 pCurie di radon per litro di aria liberata dal
terreno (1pCurie corrisponde a 10-12Curie e cioè
a 0,037 Becquerel). L'aria presente nel sottosuolo può
raggiungere anche dei valori pari a 100mila Bq/mc. Da notare
che di solito i suoli contengono fra 0,33 e 1 pCurie di radio
per grammo di minerale.