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Effetti del buco dell'ozono sull'ambiente
La presenza di una graduale diminuzione dell’ozono stratosferico
comporta inevitabili danni anche a carico della fauna e della
flora, anche se l’assorbimento delle radiazioni UV varia
molto da un organismo ad un altro. Dato che la riduzione maggiore
è presente, per il momento, in aree pressochè disabitate,
gli effetti non sono ancora particolarmente gravi, almeno per
gli animali superiori. Questi effetti si possono comunque sempre
ricondurre all’azione dei raggi UV e più specificamente
ai raggi UV-B.
Diversi organismi viventi hanno sviluppato particolari meccanismi
di protezione dall’azione dei raggi UV-B: limitano la loro
esposizione (alcuni organismi acquatici fermano la loro attività
verso metà giornata, quando l’azione dei raggi UV
è più intensa); alcuni si proteggono con dei pigmenti;
altri possiedono dei meccanismi di riparazione del DNA o riparano
i tessuti danneggiati (dalle scottature). In ogni caso, per la
maggior parte degli organismi questi meccanismi diventano insufficienti
quando aumentano i livelli di irradiazione UV-B.
Dato che queste radiazioni vengono assorbite da pochi strati di
cellule (logicamente quelle più superficiali), gli organismi
di dimensioni maggiori sono più protetti degli esseri più
piccoli, come quelli unicellulari. In effetti gli organismi marini
che costituiscono il fitoplancton e lo zooplancton e che giocano
un ruolo cruciale nella catena alimentare marina, sono estremamente
sensibili. Sulla base di alcune ricerche sembra che diverse specie
di plancton siano al limite della massima tolleranza nei confronti
delle radiazioni UV. Così, anche un piccolo aumento nei
livelli degli UV-B potrebbe comportare un cambiamento estremamente
negativo nella varietà e nella quantità degli organismi
presenti nelle acque superficiali e di conseguenza, avere ripercussioni
su tutta la comunità presente nelle acque.
Sulle piante le radiazioni UV comportano in genere un rallentamento
della crescita a causa di un effetto limitante nella crescita
della superficie fogliare e quindi dell’area deputata alla
cattura dell’energia solare. In piante irradiate da raggi
UV si verifica sempre un decadimento generale ed una riduzione
nel peso secco. In ogni caso, non sono comunque disponibili delle
informazioni scientifiche accurate sugli effetti causati dai raggi
UV per tutti gli ecosistemi vegetali, in quanto finora sono stati
studiati accuratamente solamente gli effetti su foreste temperate,
praterie, tundra, zone alpine e soprattutto aree coltivate. Sulla
base di questi studi sono state formulate diverse previsioni negative:
tanto per fare un esempio, si ritiene che ad una diminuzione del
25% della concentrazione dell’ozono stratosferico corrisponda
una percentuale equivalente di riduzione nella resa della soia.
Bisogna
sottolineare, però, che la maggior parte degli studi fanno
riferimento a pochi esemplari coltivati in serra, e diverse ricerche
indicano che almeno i due terzi delle piante presentano diversi
gradi di resistenza all’azione dei raggi ultravioletti;
inoltre molte specie selvatiche presentano una resistenza maggiore
ai raggi UV-B delle corrispondenti specie coltivate. |
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