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Fonti dell'Amianto


L’inquinamento dovuto all’asbesto è direttamente relazionato all’ampio uso che ne è stato fatto in passato. L’amianto è stato infatti utilizzato per produrre una grande varietà di prodotti che, nel tempo, si sono dimostrati delle fonti di inquinamento particolarmente insidiose a causa della loro diffusione e della loro deperibilità.
Dalla tessitura delle fibre minerali si ottenevano corde, guaine, nastri e tessuti; con la pressatura si realizzavano carta, cartoni e filtri; l’amianto miscelato a particolari sostanze chimiche veniva spesso utilizzato come isolante termico ed acustico; dall'asbesto impastato con resine sintetiche si ottenevano anche i ferodi, guarnizioni ad alto coefficiente di attrito per freni e frizioni degli autoveicoli. Miscelato con il cemento costituiva l’eternit, un materiale leggero ed estremamente resistente, ampiamente utilizzato nella produzione di tubi, tegole, canne fumarie, serbatoi e vari tipi di lastre piane o ondulate utilizzate come copertura o come pareti divisorie. L’amianto è stato impiegato anche come componente di forni, stufe, phon, teli da stiro, guanti da forno, tende, tapezzerie, materiali da imballaggio, adesivi e collanti, coperte, grembiuli, giacche, pantaloni e stivali; in alcuni casi si è anche utilizzato in polvere come sabbia per i parco-giochi dei bambini.

A tutt’oggi le persone più a rischio sono proprio quelle che più hanno a che fare con questi materiali e che causano, in modo più o meno inconsapevole, quel deterioramento che provoca il rilascio nell’aria delle fibre minerali. Nell’ambito lavorativo le maggiori precauzioni dovrebbero essere adottate dai muratori, dai demolitori, dai carpentieri, dai solaisti, dagli elettricisti, dagli idraulici e dai meccanici.
Una certa esposizione accidentale può anche avvenire in ambito minerario: pur essendone vietata l’estrazione, è possibile che l’amianto sia presente in quantità più o meno rilevanti come contaminante. In effetti, ad esempio, accade spesso che vi sia della tremolite nelle miniere di vermicolite o di talco.
Al contrario, risulta di importanza relativamente minore (almeno in Italia) l’esposizione alle fibre minerali dell’asbesto liberate dalla degradazione naturale delle rocce che affiorano dal sottosuolo.
   
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