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Le emissioni di Gas Serra
Dall’inizio della Rivoluzione Industriale, la concentrazione
atmosferica dell’anidride carbonica è aumentata del
30% circa, la concentrazione del gas metano è più
che raddoppiata e la concentrazione dell’ossido nitroso
(N2O) è cresciuta del 15%. Inoltre
dati recenti indicano che le velocità di crescita delle
concentrazioni di questi gas, anche se erano basse durante i primi
anni ’90, ora sono comparabili a quelle particolarmente
alte registrate negli anni ’80.
Nei Paesi più sviluppati, i combustibili fossili utilizzati
per le auto e i camion, per il riscaldamento negli edifici e per
l’alimentazione delle numerose centrali energetiche sono
responsabili in misura del 95% delle emissioni dell’anidride
carbonica, del 20% di quelle del metano e del 15% per quanto riguarda
l’ossido nitroso (o protossido di azoto).
L’aumento dello sfruttamento agricolo, le varie produzioni
industriali e le attività minerarie contribuiscono ulteriormente
per una buona fetta alle emissioni in atmosfera. Anche la deforestazione
contribuisce ad aumentare la concentrazione di anidride carbonica
nell’aria, infatti le piante sono in grado di ridurre la
presenza della CO2 nell’aria attraverso
l’organicazione mediante il processo fotosintetico. Il danno
è ancora più evidente se si pensa che nel corso
degli incendi intenzionali che colpiscono ogni anno le foreste
tropicali viene emessa una quantità totale di anidride
carbonica paragonabile a quella delle emissioni dell’intera
Europa. Da notare che la respirazione dei vegetali e la decomposizione
della materia organica rilasciano una quantità di CO2
nell’aria 10 volte superiore a quella rilasciata dalle attività
umane; queste emissioni sono state comunque bilanciate nel corso
dei secoli fino alla Rivoluzione Industriale tramite la fotosintesi
e l’assorbimento operato dagli oceani.
Se
le emissioni globali di CO2 fossero mantenute
come in questi ultimi anni, le concentrazioni atmosferiche raggiungerebbero
i 500 ppm per la fine di questo secolo, un valore che è
quasi il doppio di quello pre-industriale (280 ppm). Il problema
viene ulteriormente complicato dal fatto che molti gas serra possono
rimanere nell’atmosfera anche per decine o centinaia di
anni, così il loro effetto può protrarsi anche per
lungo tempo. |
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Come
si può vedere dai grafici a lato, la
concentrazione dei principali gas serra
è aumentata in maniera esponenziale
a partire dall'avvento della Rivoluzione
Industriale.
I
dati che fanno riferimento al periodo in cui
non erano ancora disponibili degli strumenti
adatti al rilevamento delle concentrazioni
dei gas serra sono stati ottenuti analizzando
l'aria intrappolata nel ghiaccio risalente agli
anni in esame. |
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Il
Protocollo di Kyoto impegna i Paesi industrializzati
e quelli ad economia in transizione (i Paesi dell’est
europeo) a ridurre complessivamente del 5% circa rispetto
al 1990 e nel periodo 2008–2012 le principali emissioni
antropogeniche dei gas capaci di alterare il naturale effetto
serra (questi Stati sono attualmente responsabili di oltre
il 70% delle emissioni). I sei gas serra presi in considerazione
sono: anidride carbonica, metano, il protossido di azoto
(N2O), gli idrofluorocarburi (HFC),
i perfluorocarburi (PFC) e l’esafluoruro di zolfo
(SF6). Il vapor d’acqua non
è stato considerato in quanto le emissioni di origine
antropogenica sono estremamente piccole se paragonate a
quelle enormi di origine naturale.
Per i Paesi in via di sviluppo il Protocollo di Kyoto non
prevede alcun obiettivo di riduzione. In queste regioni
la crescita delle emissioni di anidride carbonica e degli
altri gas serra sta avvenendo ad un ritmo che è circa
triplo (+25% nel periodo 1990-1995) di quello dei Paesi
sviluppati (+8% nello stesso periodo).
La stima delle future emissioni diventa così estremamente
difficile perché dipende dai vari trend demografici,
economici, tecnologici e dagli sviluppi politici ed istituzionali
di tutti i paesi del pianeta. In ogni caso, senza delle
misure più restrittive volte alla limitazione delle
emissioni, la concentrazione atmosferica dei gas serra continuerà
ad aumentare fino a provocare dei danni climatici impensabili. |
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